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VERI E FALSI BIOLOGICI PER CURARE LA PSORIASI SENZA FARE DANNI

Da diversi anni, ormai, assisto alla crescita esponenziale dell’armamentario farmacologico “pesante” utilizzato nella terapia della psoriasi e di altre dermatiti infiammatorie, con risultati di soppressione della malattia anche in casi molto difficili e resistenti. Di conseguenza, è diventato sempre più difficile gestire il mantenimento o il follow-up di questi pazienti, evitando gli effetti collaterali alla sospensione di cortisonici, farmaci falsamente chiamati “biologici” (in realtà immunosoppressori), PUVA-terapia, ecc… Non sappiamo ancora, in modo chiaro, cosa aspettarci in futuro per le persone sottoposte per anni a terapie tanto valide ed efficaci quanto rischiose per i loro numerosi effetti collaterali (vedasi il lungo elenco sul foglietto illustrativo e le procedure di gestione degli effetti collaterali). Pur riconoscendo l’efficacia di queste terapie pesanti, sento il dovere di cercare sempre, per ogni problema la soluzione più efficace, ma anche la più innocua per il paziente, come sancito dal giuramento di Ippocrate che 2500 anni fa ci ordinò:

“Prius nihil nocere” (Innanzitutto non fare male).

Il Progetto Olistico Psoriasi integra terapie fisiche e farmacologiche leggere (quindi col minimo rischio di effetti collaterali) sia topiche che sistemiche, ma anche massaggio, riflessologia, omeopatia, psicoterapia, facendole lavorare in sinergia, in modo da ottenere non la somma dei singoli risultati, ma la loro moltiplicazione.

Non serve sparare alle mosche col cannone, e spesso non serve nemmeno ucciderle; a volte basta respingerle, perché tra vincere e perdere esiste anche la “terza via”: non combattere. E nel caso della psoriasi tale terza via premia, perché trattamenti dolci, non soppressivi, non aggressivi, si dimostrano vincenti su di uno stato cutaneo iper-reattivo, come dimostrano recenti pubblicazioni che sanciscono, se mai ve ne fosse ancora bisogno, l’efficacia delle terapie omotossicologiche e low-dose (1). Il Progetto Olistico Psoriasi è rispettoso della salute del malato e parte da una valutazione iniziale metabolico-nutrizionale (cosa non digerisce lo psoriasico?) per eliminare i disturbi gastro-enterici che affliggono il nostro “secondo cervello”, in cui risiede una vera e propria fabbrica di vitamine ed antiossidanti veramente biologici.

L’approccio farmacologico topico (locale) deve consentire una esfoliazione non traumatica delle aree ispessite e la rimozione delicata della “corazza” che va sfilata dolcemente, senza strapparla via o sanguinerà (come sancito dal medico austriaco Auspitz nell’800, che faceva diagnosi di psoriasi strappando le squame cornee dei pazienti per verificarne la “rugiada sanguinante” da lui provocata). Analogo intervento sulla psiche dello psoriasico, che verrà aiutato a liberarsi di questa sua pesante armatura, in modo spontaneo e naturale. Trattamenti di supporto, valutabili da caso a caso potranno essere quelli con acque termali, tecniche di massaggio e riflessologia, fototerapia localizzata, ecc… Il tutto in modo integrato e sinergico per ottenere il massimo risultato al minor costo in termini di salute. Come ho scritto nell’articolo “Dalla pelle al cuore”, si può ottenere molto di più facendo molto di meno, perché, citando Galeno:

“Il miglior dottore è la natura: guarisce due terzi delle malattie e non parla male dei colleghi”.

Non serve quindi una lotta integralista alla psoriasi, ma una attenta comprensione del singolo caso, una sua “interpretazione” personale ed un suo accompagnamento alla normale e fisiologica remissione. Ritengo la psoriasi non una malattia, ma uno stato d’animo della pelle, che chiede solo di essere ascoltata e considerata, e guardacaso nelle civiltà occidentali sempre più frenetiche ed industrializzate, questo è sempre più difficile.

1) http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24750799